Quando mi trovo a descrivere l’agriturismo su siti di vendita e di prenotazione, un elemento che si deve definire è: “vista panoramica” e ogni volta mi trovo in difficoltà: flaggo o no? Vista montagne???…mah!
UNA VISTA UNICA
Ci troviamo immersi nella natura, la vista è unica, e non lo dico perché è casa mia o perché sono mossa da animo commerciale, ma semplicemente perché lo è: quante sono le situazioni in cui ci si può ritrovare a dormire, mangiare, soggiornare a ridosso di una cascata, una vera cascata, che scorre perpetua, cambia rumore, odore e colore col passare delle stagioni?
Tutto intorno è roccia, alberi…ma non è certo panoramico…
Il panorama viene infatti definito come: “Ampia veduta generale da un punto sopraelevato, particolarmente apprezzabile dal punto di vista estetico e turistico”…
Ecco… la mia difficoltà nasce proprio da questo: la nostra posizione, sebbene UNICA, non è panoramica.
NELL’INSENATURA PIÙ PROFONDA, SOPRA LA CASCATA
Non siamo in un punto sopraelevato, ma ben incuneati nell’insenatura più profonda della valle più stretta della Valle d’Aosta e la vista non è colmata da ampi orizzonti lontani, ma di montagne che sembrano, letteralmente, caderti sulla testa; eppure….come può non essere apprezzabile dal punto di vista estetico e turistico?
UN’ UNICITÀ CHE DERIVA ANCHE DALLA STORIA
Per carità, non voglio essere presuntuosa, non si può piacere a tutti, ma la nostra posizione è davvero UNICA, perché legata ad una storia, radicata in quella pietra in cui oggi affondano le fondamenta dello stesso agriturismo.
Ci troviamo a ridosso dell’acqua perchè il mulino e la segheria e, prima ancora, la pesta per la canapa e il follatoio per la lana, si muovevano grazie alla forza motrice dell’acqua, ragione per cui si doveva essere prossimi al corso d’acqua più potente e con maggiore portata della valle.
Il fatto di restare nel punto più angusto della valle permetteva di avere una portata d’acqua sufficiente e di raggiungere, con una distanza minima, un “salto” e quindi una potenza molto elevata, adatta a mettere in funzione i vari macchinari; qui infatti il torrente scorre rapido e veloce, a volte impetuoso, a volte addirittura inferocito.


LONTANI DA TUTTO
Non è facile comprendere questo luogo, particolarmente nella stagione invernale: restiamo senza sole per quasi due mesi e io stessa, sebbene lo ami profondamente, essendo cresciuta poco lontano in un villaggio in cui il sole arriva tutto l’anno, a volte faccio fatica ad apprezzarne i caratteri.
Siamo lontani da tutto: ristoranti, bar e negozi si trovano almeno a 5km; dimenticati in un angolo di Valle d’Aosta.
LA NATURA COME FONTE PER LA RINASCITA DEL LUOGO
Eppure il posto è unico: è sufficiente alzare gli occhi al cielo, una striscia blu tra le montagne che svettano intorno; poi abbassarlo piano piano e semplicemente notare la meravigliosa diversità tra il versante della valle dell’adret e quello dell’envers. Il primo (l’adret) esposto a sud è ricco di esili latifogli dai colori brillanti, il secondo (l’envers) esposto a nord è invece un bosco solido di larici e abeti dai verdi profondi.
E poi far cadere lo sguardo quasi accanto ai piedi o più in basso: qui si apriranno una miriade di grigi, verdi e azzurri. L’Ayasse e le pietre che plasma da centinaia di anni. E’ un luogo scelto non a scopo turistico ed estetico, ma per convenienza di lavoro dagli avi le cui esigenze si sono ormai quasi del tutto perse, ma che è nostro dovere ricordare e far rivivere, perché fanno parte di noi, di questa valle e della sua storia.
E’ un luogo, una struttura che abbiamo ereditato e ci siamo ritrovati, ma a cui abbiamo voluto donare nuova vita. Può non essere panoramica, non essere comoda per vari aspetti, ma è un pezzo di noi, che racconta chi siamo e chi siamo stati, chi eravamo e, forse, chi saremo!
